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sabato 27 dicembre 2014

Innovative Design per la scuola digitale

Un progetto di ricerca-azione di interesse nazionale per formare gli insegnanti e costruire collaborativamente un nuovo metodo didattico attivo.

Strumenti e tecniche per aumentare l'efficacia dei processi di insegnamento/apprendimento e promuovere lo sviluppo di competenze elevate negli alunni.

Una community per la condivisione di buone pratiche dei docenti innovatori.


sabato 13 dicembre 2014

Antioco Casula Montanaru 1878 - 1957

Poeta di Desulo, è ancora oggi uno degli autori più conosciuti ed apprezzati dagli appassionati di letteratura sarda.

Antioco Giuseppe Casula nacque a Desulo nel 1878. Frequentò il ginnasio a Cagliari e continuò presso il collegio di Lanusei ma non compì un percorso di studi regolare perché a sedici anni abbandonò la scuola anche se ebbe sempre buoni risultati.

Comunque, per tutta la vita lesse e studiò con assiduità. Fu un grande appassionato di letteratura, e seguì con grande interesse le dinamiche culturali della nostra regione e del resto del mondo.

Poeta apprezzato e conosciuto non solo in Sardegna ma anche oltremare, compose versi di argomento vario dando vita ad un linguaggio poetico che, utilizzando una lingua sarda arricchita di localismi e parole forestiere, riuscì a trasmettere la profondità del vivere umano nelle sue diverse sfumature.

Antioco Casula ebbe l’opportunità di conoscere e approfondire la conoscenza dei vari dialetti della lingua sarda perché, a diciott'anni, si arruolò nei carabinieri e girò la Sardegna in lungo e largo. Fu proprio in quel periodo che cominciò a comporre versi in sardo e, firmandosi con lo pseudonimo di Montanaru, ad inviare le sue poesie alla rivista letteraria Piccola Rivista di Cagliari diretta da Ugo Ranieri.

Le poesie del cantore desulese ebbero un notevole successo sin dall’inizio della loro apparizione e ciò permise a Montanaru di entrare in contatto con gli scrittori e gli artisti della scena sarda della prima parte del Novecento.

Per tutta la vita rimase legato a personaggi come Sebastiano Satta, Francesco Ciusa, Filippo Figari, e altri ancora, coi quali Montanaru strinse un profondo legame di amicizia.

Nel 1904 pubblicò, con illustrazioni di Andrea Valli, la sua prima raccolta di poesie intitolata Boghes de Barbagia pro Montanaru, nella cui Prefazione Ugo Ranieri ha scritto:

E così, da Tula, un tale che si firmava «un carabiniere» mensilmente donava alla Piccola Rivista certe tenui poesie dialettali che mentre avean tutta la bellezza agreste ed affascinante della natura paesana, davano pure luccichii di sensi e passioni vibranti di modernità…

era proprio un «carabiniere» che tra un rapporto di contravvenzione, un fortunato arresto od una ronda nojosa e sterile, trovava il tempo di leggere, studiare e discutere di teorie e postulati moderni, di arte e letteratura

La raccolta, che si apre con A tie, Barbagia mia!, dedicata a Ugo Ranieri in signu de affettu, venne pubblicata a Cagliari dalla casa editrice Dessì ed ebbe un grande successo di critica e di pubblico.

Qualche anno dopo la pubblicazione della sua prima opera lasciò l’arma e si dedicò in maniera più assidua allo studio e alla lettura, oltre che alla composizione. Prese la licenza di maestro scolastico e diventò dirigente delle Poste. Nel 1922 pubblicò la seconda raccolta arricchita dalle illustrazioni di Filippo Figari e intitolata Cantigos de Ennargentu che ebbe un ottimo successo.

Successo che gli valse l’invito a Milano quale rappresentante sardo al premio nazionale dei poeti dialettali e che vinse nel 1925, ma che gli attirò anche le gelosie di alcuni esponenti del potere locale che lo fecero arrestare nel 1928 per un breve periodo.

Fu in un clima di avversione verso la lingua e la cultura sarda che Montanaru pubblicò nel 1933 il terzo volume delle sue poesie: Cantos de sa solitudine.

Si tratta probablimente dell’opera più matura del poeta desulese, opera che lo consacròtra i poeti maggiori della storia della letteratura in lingua sarda.

Nel 1950 uscì la raccolta intitolata Sa Lantia che però non ebbe il successo previsto.

Il poeta morì a Desulo nel 1957.

Postume uscirono le ultime due raccolte: Sas ultimas canzones e Cantigos de amargura.

In questi ultimi anni la figura e l’opera di Antioco Casula “Montanaru” è stata riscoperta grazie anche all’importanza assunta nel panorama culturale sardo del premio letterario a lui dedicato dal comune di Desulo. Comune che ha anche aperto al pubblico l’abitazione del poeta trasformandola in un museo etnografico.

Montanaru ebbe il merito di utilizzare la lingua sarda non per “salvaguardarla” ma come linguaggio vivente. La scelta linguistica del poeta desulese non fu dunque una difesa passiva ma un’apertura speranzosa al mondo. Questa sua strategia gli procurò negli anni a seguire numerose critiche e voci di dissenso.

Ma, come scrisse Michelangelo Pira, «Essi non sapevano o non sanno quello che Montanaru aveva capito d’istinto: che nel nostro secolo il sardo, venuto a contatto con la lingua italiana, è venuto modificandosi nelle sue strutture lessicali, sintattiche, morfologiche, fonetiche e semantiche. Con Montanaru il sardo fu ancora una volta lingua…»


Per saperne di più:
Antioco Casula Montanaru

"Notte de Natale" il significato della festa nei versi del poeta Montanaru.



Il Natale è finalmente arrivato.

Le campane diffondono per le strade l’entusiasmo per la festa che in tutte le case si attende, messaggera di speranza in un mondo caratterizzato dal male.

In ogni luogo e in ogni tempo le persone ritrovano un po’ di conforto nella fede che il domani sia ricco di pace.

In questi versi del poeta desulese Antioco Casula “Montanaru” l’atmosfera del Natale viene dipinta con essenzialità idilliaca come festa della speranza in un futuro migliore.

Il suono delle campane dal campanile, che si trova proprio di fronte alla sua abitazione, risveglia nel
poeta una piacevole sensazione di festa e di speranza, che si diffonde poi in tutte le case e che porta In sos montes, in mares e in portos/ lontanos, in sas biddas e zittades, a tutte le genti, il conforto della fede e l’invito alla pace che sembravano perduti per sempre e da sempre. Le campane sono, quindi, messaggere di speranza in un mondo caratterizzato dal male.
Lo stesso poeta si sente pervaso da questo spirito nuovo ed invoca il perdono, in ginocchio e con le mani sollevate in segno di supplica, perché gli venga ispirato l’amore, e venga data la forza di resistere ad ogni dolore e vincere gli impeti di odio che assalgono la sua persona cun sa furia manna ’e su entu/chi faghet tremer fentanas e portas. 
E conclude con la preghiera che, in un periodo in cui pare che domini l’odio invece che l’amore, Dio possa far sentire in questa splendida notte di Natale il suo messaggio di «Paghe a sa zente ’e bona voluntade!». 
E, naturalmente, i versi del nostro poeta valgono per tutti noi come auspicio perché insieme con l’atmosfera del Natale, che viene dipinta come una festa nella sua essenzialità idilliaca, portino la speranza in un futuro migliore. 




Santa Lucia il giorno più corto che ci sia?

Vi sarà capitato di sentire negli ultimi giorni: “ Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”, ma è veramente così? Purtroppo NO, visto che scientificamente il giorno più corto dell'anno è quello che corrisponde al Solstizio d'Inverno, che generalmente si verifica il 21 o il 22 Dicembre.

Ma allora da dove trae origine questo modo di dire?

Come per molti dei detti dall'antichità (più precisamente prima del 16° Secolo) anche questo trova le sue origini in tempi durante il quale la sfasatura tra il candelario civile e quello solare era così grande che il solstizio cadeva proprio fra il 12 e il 13 Dicembre.
Con la riforma del calendario, introdotta da Papa Gregorio XIII nel 1582, si passò direttamente dal 4 Ottobre al 15 Ottobre, togliendo quindi i 10 giorni di sfasatura accumulati negli oltre 10 secoli precedenti. Il solstizio passò così al 21-22 Dicembre ma la festa della Santa rimase sempre al 13.

Tuttavia non tutto il detto è da buttare. Va precisato infatti che nell'intorno del 13 si ha effettivamente una riduzione delle giornate, che vedono tramontare il Sole sempre più presto. In effetti al Solstizio il sole tramonta generalmente già 3 minuti dopo rispetto a Santa Lucia, ma è l'alba che ritarda il suo arrivo.
In altre parole anche se in sole tramonta dopo esso resta sopra l'orizzonte circa 3 minuti in meno rispetto al giorno 13.

Ricordiamo che il solstizio invernale si ha quando il Sole tocca il punto più meridionale del suo tragitto annuo (apparente) intorno alla Terra. Trovandosi ben 23,5° più “basso” che non agli equinozi (21 marzo, 22 settembre), il Sole risulta molto basso (e quindi poco caldo) a mezzogiorno, sorge tardi e tramonta tardi, per cui le ore di luce sono poche e il nostro emisfero viene poco riscaldato dai suoi raggi. Nel giorno del solstizio d’inverno inizia ufficialmente l’inverno nell’emisfero boreale (e 

l’estate in quello australe).Il giorno più corto è quando si verifica il Solstizio.

Il solstizio d'inverno quest'anno cade il 21 dicembre 2014, alle 23.03.
La data del solstizio cambia di volta in volta . Nel 2013 , è stato ancora il 21 dicembre, ma nel 2015 sarà il 22 dicembre.