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sabato 27 dicembre 2014

Innovative Design per la scuola digitale

Un progetto di ricerca-azione di interesse nazionale per formare gli insegnanti e costruire collaborativamente un nuovo metodo didattico attivo.

Strumenti e tecniche per aumentare l'efficacia dei processi di insegnamento/apprendimento e promuovere lo sviluppo di competenze elevate negli alunni.

Una community per la condivisione di buone pratiche dei docenti innovatori.


sabato 13 dicembre 2014

Antioco Casula Montanaru 1878 - 1957

Poeta di Desulo, è ancora oggi uno degli autori più conosciuti ed apprezzati dagli appassionati di letteratura sarda.

Antioco Giuseppe Casula nacque a Desulo nel 1878. Frequentò il ginnasio a Cagliari e continuò presso il collegio di Lanusei ma non compì un percorso di studi regolare perché a sedici anni abbandonò la scuola anche se ebbe sempre buoni risultati.

Comunque, per tutta la vita lesse e studiò con assiduità. Fu un grande appassionato di letteratura, e seguì con grande interesse le dinamiche culturali della nostra regione e del resto del mondo.

Poeta apprezzato e conosciuto non solo in Sardegna ma anche oltremare, compose versi di argomento vario dando vita ad un linguaggio poetico che, utilizzando una lingua sarda arricchita di localismi e parole forestiere, riuscì a trasmettere la profondità del vivere umano nelle sue diverse sfumature.

Antioco Casula ebbe l’opportunità di conoscere e approfondire la conoscenza dei vari dialetti della lingua sarda perché, a diciott'anni, si arruolò nei carabinieri e girò la Sardegna in lungo e largo. Fu proprio in quel periodo che cominciò a comporre versi in sardo e, firmandosi con lo pseudonimo di Montanaru, ad inviare le sue poesie alla rivista letteraria Piccola Rivista di Cagliari diretta da Ugo Ranieri.

Le poesie del cantore desulese ebbero un notevole successo sin dall’inizio della loro apparizione e ciò permise a Montanaru di entrare in contatto con gli scrittori e gli artisti della scena sarda della prima parte del Novecento.

Per tutta la vita rimase legato a personaggi come Sebastiano Satta, Francesco Ciusa, Filippo Figari, e altri ancora, coi quali Montanaru strinse un profondo legame di amicizia.

Nel 1904 pubblicò, con illustrazioni di Andrea Valli, la sua prima raccolta di poesie intitolata Boghes de Barbagia pro Montanaru, nella cui Prefazione Ugo Ranieri ha scritto:

E così, da Tula, un tale che si firmava «un carabiniere» mensilmente donava alla Piccola Rivista certe tenui poesie dialettali che mentre avean tutta la bellezza agreste ed affascinante della natura paesana, davano pure luccichii di sensi e passioni vibranti di modernità…

era proprio un «carabiniere» che tra un rapporto di contravvenzione, un fortunato arresto od una ronda nojosa e sterile, trovava il tempo di leggere, studiare e discutere di teorie e postulati moderni, di arte e letteratura

La raccolta, che si apre con A tie, Barbagia mia!, dedicata a Ugo Ranieri in signu de affettu, venne pubblicata a Cagliari dalla casa editrice Dessì ed ebbe un grande successo di critica e di pubblico.

Qualche anno dopo la pubblicazione della sua prima opera lasciò l’arma e si dedicò in maniera più assidua allo studio e alla lettura, oltre che alla composizione. Prese la licenza di maestro scolastico e diventò dirigente delle Poste. Nel 1922 pubblicò la seconda raccolta arricchita dalle illustrazioni di Filippo Figari e intitolata Cantigos de Ennargentu che ebbe un ottimo successo.

Successo che gli valse l’invito a Milano quale rappresentante sardo al premio nazionale dei poeti dialettali e che vinse nel 1925, ma che gli attirò anche le gelosie di alcuni esponenti del potere locale che lo fecero arrestare nel 1928 per un breve periodo.

Fu in un clima di avversione verso la lingua e la cultura sarda che Montanaru pubblicò nel 1933 il terzo volume delle sue poesie: Cantos de sa solitudine.

Si tratta probablimente dell’opera più matura del poeta desulese, opera che lo consacròtra i poeti maggiori della storia della letteratura in lingua sarda.

Nel 1950 uscì la raccolta intitolata Sa Lantia che però non ebbe il successo previsto.

Il poeta morì a Desulo nel 1957.

Postume uscirono le ultime due raccolte: Sas ultimas canzones e Cantigos de amargura.

In questi ultimi anni la figura e l’opera di Antioco Casula “Montanaru” è stata riscoperta grazie anche all’importanza assunta nel panorama culturale sardo del premio letterario a lui dedicato dal comune di Desulo. Comune che ha anche aperto al pubblico l’abitazione del poeta trasformandola in un museo etnografico.

Montanaru ebbe il merito di utilizzare la lingua sarda non per “salvaguardarla” ma come linguaggio vivente. La scelta linguistica del poeta desulese non fu dunque una difesa passiva ma un’apertura speranzosa al mondo. Questa sua strategia gli procurò negli anni a seguire numerose critiche e voci di dissenso.

Ma, come scrisse Michelangelo Pira, «Essi non sapevano o non sanno quello che Montanaru aveva capito d’istinto: che nel nostro secolo il sardo, venuto a contatto con la lingua italiana, è venuto modificandosi nelle sue strutture lessicali, sintattiche, morfologiche, fonetiche e semantiche. Con Montanaru il sardo fu ancora una volta lingua…»


Per saperne di più:
Antioco Casula Montanaru

"Notte de Natale" il significato della festa nei versi del poeta Montanaru.



Il Natale è finalmente arrivato.

Le campane diffondono per le strade l’entusiasmo per la festa che in tutte le case si attende, messaggera di speranza in un mondo caratterizzato dal male.

In ogni luogo e in ogni tempo le persone ritrovano un po’ di conforto nella fede che il domani sia ricco di pace.

In questi versi del poeta desulese Antioco Casula “Montanaru” l’atmosfera del Natale viene dipinta con essenzialità idilliaca come festa della speranza in un futuro migliore.

Il suono delle campane dal campanile, che si trova proprio di fronte alla sua abitazione, risveglia nel
poeta una piacevole sensazione di festa e di speranza, che si diffonde poi in tutte le case e che porta In sos montes, in mares e in portos/ lontanos, in sas biddas e zittades, a tutte le genti, il conforto della fede e l’invito alla pace che sembravano perduti per sempre e da sempre. Le campane sono, quindi, messaggere di speranza in un mondo caratterizzato dal male.
Lo stesso poeta si sente pervaso da questo spirito nuovo ed invoca il perdono, in ginocchio e con le mani sollevate in segno di supplica, perché gli venga ispirato l’amore, e venga data la forza di resistere ad ogni dolore e vincere gli impeti di odio che assalgono la sua persona cun sa furia manna ’e su entu/chi faghet tremer fentanas e portas. 
E conclude con la preghiera che, in un periodo in cui pare che domini l’odio invece che l’amore, Dio possa far sentire in questa splendida notte di Natale il suo messaggio di «Paghe a sa zente ’e bona voluntade!». 
E, naturalmente, i versi del nostro poeta valgono per tutti noi come auspicio perché insieme con l’atmosfera del Natale, che viene dipinta come una festa nella sua essenzialità idilliaca, portino la speranza in un futuro migliore. 




Santa Lucia il giorno più corto che ci sia?

Vi sarà capitato di sentire negli ultimi giorni: “ Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”, ma è veramente così? Purtroppo NO, visto che scientificamente il giorno più corto dell'anno è quello che corrisponde al Solstizio d'Inverno, che generalmente si verifica il 21 o il 22 Dicembre.

Ma allora da dove trae origine questo modo di dire?

Come per molti dei detti dall'antichità (più precisamente prima del 16° Secolo) anche questo trova le sue origini in tempi durante il quale la sfasatura tra il candelario civile e quello solare era così grande che il solstizio cadeva proprio fra il 12 e il 13 Dicembre.
Con la riforma del calendario, introdotta da Papa Gregorio XIII nel 1582, si passò direttamente dal 4 Ottobre al 15 Ottobre, togliendo quindi i 10 giorni di sfasatura accumulati negli oltre 10 secoli precedenti. Il solstizio passò così al 21-22 Dicembre ma la festa della Santa rimase sempre al 13.

Tuttavia non tutto il detto è da buttare. Va precisato infatti che nell'intorno del 13 si ha effettivamente una riduzione delle giornate, che vedono tramontare il Sole sempre più presto. In effetti al Solstizio il sole tramonta generalmente già 3 minuti dopo rispetto a Santa Lucia, ma è l'alba che ritarda il suo arrivo.
In altre parole anche se in sole tramonta dopo esso resta sopra l'orizzonte circa 3 minuti in meno rispetto al giorno 13.

Ricordiamo che il solstizio invernale si ha quando il Sole tocca il punto più meridionale del suo tragitto annuo (apparente) intorno alla Terra. Trovandosi ben 23,5° più “basso” che non agli equinozi (21 marzo, 22 settembre), il Sole risulta molto basso (e quindi poco caldo) a mezzogiorno, sorge tardi e tramonta tardi, per cui le ore di luce sono poche e il nostro emisfero viene poco riscaldato dai suoi raggi. Nel giorno del solstizio d’inverno inizia ufficialmente l’inverno nell’emisfero boreale (e 

l’estate in quello australe).Il giorno più corto è quando si verifica il Solstizio.

Il solstizio d'inverno quest'anno cade il 21 dicembre 2014, alle 23.03.
La data del solstizio cambia di volta in volta . Nel 2013 , è stato ancora il 21 dicembre, ma nel 2015 sarà il 22 dicembre.

giovedì 30 ottobre 2014

Anche Serramanna e Samassi aderiscono a “Libriamoci! Libera la lettura nelle scuole”


L’Istituto Comprensivo di Serramanna aderisce a “Libriamoci! Libera la lettura nelle scuole”, l’iniziativa promossa dal Centro per il libro e la lettura e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Direzione generale per lo studente), in programma da mercoledì 29 a venerdì 31 ottobre 2014. Con le “Giornate di lettura nelle scuole” – che si svolgeranno nel corso della tre giorni – il progetto entrerà nel vivo anche a Serramanna e Samassi dove dieci classi di scuola primaria aderiscono con entusiasmo all'iniziativa.

Tre giorni speciali, alla fine di ottobre, per “liberare” la lettura nelle scuole. Rivolta a tutte le scuole italiane, di ogni ordine e grado, si svilupperà nei giorni 29, 30 e 31 ottobre 2014 con l’organizzazione di appuntamenti di lettura ad alta voce nelle classi.


L’obiettivo è quello di riuscire a coinvolgere il maggior numero di studenti, avvicinandoli ai libri attraverso attività di lettura ad alta voce senza alcun fine valutativo“

Iniziative:
  • LIBERA IL LETTORE CHE E' IN TE
  • MARATONA DI LETTURA
  • LEGGI TU CHE LEGGO ANCH'IO
  • LETTURE IN SCENA
  • DALLA QUARTA ALLA PRIMA – I GRANDI LEGGONO AI PICCOLI
  • IL MEGALIBRO

sabato 13 settembre 2014

Il primo giorno di scuola



Professione docente tra mestiere e missione.

Lunedì 15 settembre 2014 classe 4^



IL PRIMO GIORNO (DI SCUOLA) CHE VORREI


Che cosa avrei voluto sentirmi dire il primo giorno di scuola dai miei professori o cosa vorrei che mi dicessero se tornassi studente?

Il racconto delle vacanze? No. Quelle dei miei compagni? No. Saprei già tutto. Devi studiare? Sarà difficile? Bisognerà impegnarsi di più? No, no grazie. Lo so. Per questo sto qui, e poi dall’orecchio dei doveri non ci sento. Ditemi qualcosa di diverso, di nuovo, perché io non cominci ad annoiarmi da subito, ma mi venga almeno un po’ voglia di cominciarlo quest’anno scolastico. Dall’orecchio della passione ci sento benissimo.

Dimostratemi che vale la pena stare qui per un anno intero ad ascoltarvi. Ditemi per favore che tutto questo c’entra con la vita di tutti i giorni, che mi aiuterà a capire meglio il mondo e me stesso, che insomma ne vale la pena di stare qua. Dimostratemi, soprattutto con le vostre vite, che lo sforzo che devo fare potrebbe riempire la mia vita come riempie la vostra. Avete dedicato studi, sforzi e sogni per insegnarmi la vostra materia, adesso dimostratemi che è tutto vero, che voi siete i mediatori di qualcosa di desiderabile e indispensabile, che voi possedete e volete regalarmi. Dimostratemi che perdete il sonno per insegnare quelle cose che – dite – valgono i miei sforzi. Voglio guardarli bene i vostri occhi e se non brillano mi annoierò, ve lo dico prima, e farò altro. Non potete mentirmi. Se non ci credete voi, perché dovrei farlo io? E non mi parlate dei vostri stipendi, del sindacato, della Gelmini, delle vostre beghe familiari e sentimentali, dei vostri fallimenti e delle vostre ossessioni. No. Parlatemi di quanto amate la forza del sole che brucia da 5 miliardi di anni e trasforma il suo idrogeno in luce, vita, energia. Ditemi come accade questo miracolo che durerà almeno altri 5 miliardi di anni. Ditemi perché la luna mi dà sempre la stessa faccia e insegnatemi a interrogarla come il pastore errante di Leopardi. Ditemi come è possibile che la rosa abbia i petali disposti secondo una proporzione divina infallibile e perché il cuore è un muscolo che batte involontariamente e come fa l’occhio a trasformare la luce in immagini.

Ci sono così tante cose in questo mondo che non so e che voi potreste spiegarmi, con gli occhi che vi brillano, perché solo lo stupore conosce.

E ditemi il mistero dell’uomo, ditemi come hanno fatto i Greci a costruire i loro templi che ti sembra di essere a colloquio con gli dei, e come hanno fatto i Romani a unire bellezza e utilità come nessun altro. E ditemi il segreto dell’uomo che crea bellezza e costringe tutti a migliorarsi al solo respirarla. Ditemi come ha fatto Leonardo, come ha fatto Dante, come ha fatto Magellano. Ditemi il segreto di Einstein, di Gaudì e di Mozart. Se lo sapete ditemelo.

Ditemi come faccio a decidere che farci della mia vita, se non conosco quelle degli altri? Ditemi come fare a trovare la mia storia, se non ho un briciolo di passione per quelle che hanno lasciato il segno? Ditemi per cosa posso giocarmi la mia vita. Anzi no, non me lo dite, voglio deciderlo io, voi fatemi vedere il ventaglio di possibilità. Aiutatemi a scovare i miei talenti, le mie passioni e i miei sogni. E ricordatevi che ci riuscirete solo se li avete anche voi i vostri sogni, progetti, passioni. Altrimenti come farò a credervi? E ricordatemi che la mia vita è una vita irripetibile, fatta per la grandezza, e aiutatemi a non accontentarmi di consumare piccoli piaceri reali e virtuali, che sul momento mi soddisfano, ma sotto sotto sotto mi annoiano…

Sfidatemi, mettete alla prova le mie qualità migliori, segnatevele su un registro, oltre a quei voti che poi rimangono sempre gli stessi. Aiutatemi a non illudermi, a non vivere di sogni campati in aria, ma allo stesso tempo insegnatemi a sognare e ad acquisire la pazienza per realizzarli quei sogni, facendoli diventare progetti.

Insegnatemi a ragionare, perché non prenda le mie idee dai luoghi comuni, dal pensiero dominante, dal pensiero non pensato. Aiutatemi a essere libero. Ricordatemi l’unità del sapere e non mi raccontate l’unità d’Italia, ma siate uniti voi dello stesso consiglio di classe: non parlate male l’uno dell’altro, vi prego. E ricordatemelo quanto è bello questo Paese, parlatemene, fatemi venire voglia di scoprire tutto quello che nasconde prima ancora di desiderare una vacanza a Miami. Insegnatemi i luoghi prima dei non luoghi.

E per favore, un ultimo favore, tenete ben chiuso il cinismo nel girone dei traditori. Non nascondetemi le battaglie, ma rendetemi forte per poterle affrontare e non avvelenate le mie speranze, prima ancora che io le abbia concepite.

Per questo, un giorno, vi ricorderò.

Tagli del sostegno e dell'assistenza: istruzioni per l'uso



(a cura di Salvatore Nocera*)


È sempre bene ricordare cosa possono fare le famiglie di alunni con disabilità, nei casi - sin troppo frequenti - di riduzione delle ore di sostegno o di quelle per l'autonomia alla comunicazione. Proponiamo in tal senso anche due modelli a cui fare riferimento, riguardanti la diffida da inviare alle Istituzioni competenti, che se non sortirà effetto alcuno, renderà necessario il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR).

Nei casi di forte contrazione - rispetto al precedente anno scolastico -delle ore di sostegno o di quelle destinate all'assistenza per l'autonomia e/o la comunicazione oppure nei casi di riduzione sulle ore richieste - situazioni, purtroppo, non certo infrequenti, soprattutto in questi tempi - vi sono alcune azioni che le famiglie possono attuare, sulle quali ci siamo già più volte soffermati in passato, ma che vale sempre la pena di ricordare, proponendo anche un paio di modelli di riferimento (cliccare qui e qui).

In primo luogo, quindi, le famiglie dovrebbero inviare una diffida tramite raccomandata con ricevuta di ritorno (senza busta, ma piegando il foglio in tre, spillandolo e scrivendo sul retro da un lato il mittente e dall'altro il destinatario).
Per quanto riguarda le ore di sostegno, la diffida va inviata al Dirigente Scolastico e all'Ufficio Scolastico Regionale, e per conoscenza (per fax o posta elettronica)anche alle due Direzioni del Ministero indicate nei modelli proposti.
Per quanto riguarda invece le ore di assistenza, il destinatario della diffida dev'essere il Comune di residenza, per la scuola dell'infanzia, elementare e media, la Provincia di residenza per le scuole superiori.

Qualora poi la diffida non sortisca alcun effetto, si renderà necessario fare un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), con spese a carico dell'Amministrazione. Per avviare tale azione, è necessario disporre di:
1. la determinazione del Dirigente Scolastico, con il numero delle ore di sostegno o di quelle dell'assistenza per l'autonomia e/o la comunicazione assegnate all'alunno per l'anno scolastico in corso;
2. la determinazione dell'Ufficio Scolastico Provinciale o Regionale, con il numero di ore assegnate alla scuola per l'anno scolastico in corso;
3. la comunicazione del Comune o della Provincia alla scuola, che indica il numero di ore di assistenza per l'autonomia e/o la comunicazione assegnate alla scuola per l'anno scolastico in corso;
4. Se c'è stata una diminuzione di ore rispetto all’anno scolastico precedente, un'attestazione della scuola del precedente anno, che indichi quante ore di sostegno o di assistenza per l'autonomia e/o la comunicazione erano state assegnate.
Poi bisogna naturalmente rivolgersi a un avvocato, che impugni tali documenti presso il TAR.

Da segnalare che per richiedere contemporaneamente un aumento di ore sia per il sostegno che per l'assistenza, non occorre fare due ricorsi distinti, pur essendo diverse le autorità contro cui ricorrere, gli atti da impugnare e le richieste da prospettare, nonché le fonti normative cui appellarsi.
Il ricorso, infine, si può presentare entro sessanta giorni dall'inizio dell’anno scolastico o da quando si è avuta la certezza documentabile che sono state assegnate meno ore. Talora, infatti, all'inizio dell’anno il Dirigente sostiene di essere in attesa di altre ore. In ogni caso non è mai prudente superare i sessanta giorni dall'inizio dell'anno scolastico.

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Allegato 1

Da inviare con raccomandata al Dirigente della scuola, senza busta, ma piegando e spillando il foglio in tre e scrivendo sul retro da un lato il mittente e dall'altro il destinatario, mentre per gli altri destinatari va inviata per fax e, se si vuole, anche per e-mail.


Al cortese attenzione di

Dirigente Scolastico della scuola________________

Direttore Scolastico Regionale di __________________

MIUR - Direzione Generale per lo Studente
Viale Trastevere, 76/a
00153 - Roma
Fax 06 /58493983

MIUR - Direzione Generale per il Personale Scolastico
Viale Trastevere, 76/a
00153 - Roma
Fax 06/58492743

Oggetto: Diffida per mancata assegnazione deroga sostegno


I sottoscritti _____________________________ residenti in ____________________ telefono________________ fax_________________ e-mail_____________________, genitori di ________________________________ alunno dichiarato con handicap in situazione di particolare gravità ai sensi dell’art. 3 comma 3 della Legge n° 104 del 1992, frequentante la sezione/classe _________ della scuola _____(indicare denominazione ed indirizzo)________ invitano i Dirigenti in indirizzo a voler provvedere all'autorizzazione ed assegnazione delle ore di sostegno in deroga  con rapporto 1 a 1 sulla base delle effettive esigenze dell’alunno di cui all’art. 1 comma 605 lettera b) della Legge n° 296/06, ai sensi della Sentenza n° 80/10 della Corte Costituzionale e degli articoli 9, comma 15, e 10, comma 5, del Decreto-Legge n° 78/10, norme ribadite dalla C.M. n° 37/10, dalla C.M. n° 59/10 e C.M. n° 63/11.
Diffidano i Dirigenti in indirizzo a provvedere entro 10 giorni dalla presente, avvertendo che, in mancanza di esito positivo, si vedranno costretti a rivolgersi al TAR, con spese tutte a carico dell’Amministrazione, e alla Procura della Repubblica per denunciare il mancato rispetto della Sentenza della Corte Costituzionale citata.
In attesa di un immediato riscontro, si porgono distinti saluti.

Data   _____________    Firma _________________



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Allegato 2

Modello di diffida per ottenere ore di assistenza per l’autonomia e/o alla comunicazione

Da inviare con raccomandata con ricevuta di ritorno al competente Ente Locale, senza busta, ma piegando e spillando il foglio in tre e scrivendo sul retro da un lato il mittente e dall’altro il destinatario.



Alla cortese attenzione di:
Comune di residenza (per la scuola materna, elementare e media)
Provincia di Residenza (per la scuola superiore)





OGGETTO: Richiesta ore di assistenza per l’autonomia e la comunicazione

I sottoscritti ………… genitori di ………………… in situazione di handicap (art. 3 comma 1 della Legge n° 104/92) o handicap in situazione di gravità (art. 3 comma 3 della L. n° 104/92), alunno/a frequentante la classe ……… sezione …….. della scuola …………………. del Comune di ……….

PREMESSO

che dalla diagnosi funzionale e dal Piano Educativo Individualizzato (PEI), nonché dalla riunione del GLHO in data ………. risulta la necessità che il proprio/a figlio/a possa fruire di n° …. di ore di assistenza per l’autonomia e/o la comunicazione di cui all'art. 13 comma 3 della L. n° 104/92,

CHIEDONO

che codesto Ente Locale voglia assegnare n° ….. di ore di tale assistenza ai sensi dell’art. 139 del DPR n° 112/98.
(qualora nello scorso anno fossero state assegnate alcune ore di assistenza e nel corrente anno si ravvisasse la necessità di aumentarne il numero o addirittura fossero state ridotte rispetto a quelle dell’anno precedente, allora va esplicitata la richiesta di n° … ore aggiuntive rispetto a n° ore dell’anno precedente o il ripristino del numero di ore dell’anno precedente)

Chiedono che tale richiesta possa essere soddisfatta entro e non oltre 10 giorni dal ricevimento della presente, facendo presente che in mancanza si vedranno costretti a rivolgersi al TAR con tutte spese a carico di codesta Amministrazione, salvi ed impregiudicati tutti i diritti di risarcimento dei danni e di eventuale ricorso alla Magistratura penale.

Data……..                                                                                        Firma

                                                                                              Tel…….
                                                                                              e-mail


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domenica 7 settembre 2014

STOP AL BULLISMO Prevenire e contrastare il bullismo

Il fenomeno del bullismo
Il bullismo è una forma di comportamento aggressivo con caratteristiche peculiari e distintive, sulle quali c’è un vasto consenso a livello internazionale.
Il bullismo è caratterizzato da tre fattori che permettono di discriminare tale fenomeno da altre forme di comportamento aggressivo e dalle prepotenze. Questi fattori sono:


  • L’intenzionalità: il comportamento aggressivo viene messo in atto volontariamente e consapevolmente
  • La sistematicità: il comportamento aggressivo viene messo in atto più volte e si ripete quindi nel tempo
  • L’asimmetria di potere: tra le parti coinvolte (il bullo e la vittima) c’è una differenza di potere, dovuta alla forza fisica, all’età o alla numerosità quando le aggressioni sono di gruppo. La vittima, in ogni caso, ha difficoltà a difendersi e sperimenta un forte senso di impotenza.
Numerosi studi, hanno identificato diverse forme di bullismo, più o meno esplicite e osservabili, a seconda della tipologia di azioni che vengono messe in atto:


Bullismo diretto: comportamenti che utilizzano la forza fisica per nuocere all’altro. In questa categoria sono presenti comportamenti come picchiare, spingere, fare cadere, ecc.
Bullismo verbale: comportamenti che utilizzano la parola per arrecare danno alla vittima. Ad, esempio, le offese e le prese in giro insistenti e reiterate
Bullismo indiretto: comportamenti non direttamente rivolti alla vittima ma che la danneggiano nell’ambito della relazione con gli altri. Sono comportamenti spesso poco visibili che portano all’esclusione e all’isolamento della vittima attraverso la diffusione di pettegolezzi e dicerie, l’ostracismo e il rifiuto di esaudire le sue richieste. 
All’interno delle scuole il bullismo riguarda tutti gli alunni, e non solo quelli che vi prendono parte in maniera più evidente. I ruoli che possono essere assunti dagli allievi, sono sintetizzati nell’elenco seguente:


Bullo: chi prende attivamente l’iniziativa nel fare prepotenze ai compagni
Aiutante: chi agisce in modo prepotente ma come “seguace” del bullo
Sostenitore: chi rinforza il comportamento del bullo, ridendo, incitandolo o semplicemente stando a guardare
Difensore: chi prende le difese della vittima consolandola o cercando di far cessare le prepotenze
Esterno: chi non fa niente ed evita il coinvolgimento diretto o indiretto in situazione di prepotenza
Vittima: chi subisce più spesso le prepotenze.
Numerosi sono gli studi a livello nazionale, europeo ed internazionale che registrano la presenza di tale fenomeno nelle scuole.


La ricerca sul bullismo a Milano


Il campione comprende i dati di 59 plessi (33 elementari e 26 medie) per un totale di 10.513 alunni (5.426 maschi e 5.087 femmine) dei quali 4.406 delle scuole elementari (III, IV e V classe) e 6.107 delle scuole medie (I, II e III classe). L’età media del campione delle scuole elementari è pari a 9,5 anni, mentre per le scuole medie l’età media è pari a 12,6 anni.
Bullismo a Milano


Agli alunni delle classi che hanno aderito alla proposta, è stato chiesto di compilareun questionario composto da tre parti:


“La mia vita a scuola - Durante questa settimana un altro mi ha…” (azioni di bullismo subite)
“La mia vita a scuola - Durante questa settimana io ho…” (azioni di bullismo agite)
Le prepotenze tra bambini/ragazzi a scuola (bullismo e intervento da parte di insegnanti e compagni)
Si sono effettuate delle rilevazioni anche di tipo qualitativo con alunni e genitori attraverso la metodologia dei focus-group


Dall’analisi dei dati il bullismo risulta molto diffuso sia nelle scuole elementari che nelle scuole medie inferiori cittadine. Addirittura un bambino su due dichiara di subire, infatti, prepotenze durante la permanenza nella scuola elementare, mentre nelle scuole medie abbiamo un ragazzo vittimizzato ogni tre. Dagli studi compiuti nello scorso decennio sappiamo però che la gravità dei singoli episodi non diminuisce nel corso degli anni, come rilevano anche le cronache cittadine che riportano periodicamente i casi più gravi accaduti nelle scuole medie.
La considerazione simultanea dei dati riguardanti gli alunni che subiscono e mettono in atto prepotenze risulta molto interessante. Infatti il numero degli studenti coinvolti nel bullismo a scuola raggiunge cifre allarmanti, rispettivamente il 64% alle scuole elementari e il 50% alle medie. Si potrebbe pensare che quello che accade ad una maggioranza sia anche “normale”. Nel caso del bullismo questo ragionamento non è applicabile. Infatti i bulli hanno maggiori probabilità di rimanere imprigionati in una carriera deviante che li porterà in molti casi ad avere problemi con le droghe e la giustizia prima dei 24 anni. Invece chi subisce ripetutamente prepotenze a scuola sviluppa, in misura maggiore rispetto ai compagni non coinvolti nel bullismo, malesseri somatici e disturbi emotivi anche gravi.


La ricerca qualitativa mostra che quasi la metà degli insegnanti ha difficoltà a riconoscere atti di bullismo che accadono nella propria classe. Allo stesso tempo, anche i genitori evidenziano delle difficoltà sia nell’avere un dialogo con i propri figli sia nell’aiutarli a trovare modalità di intervento adeguate. Ritengono inoltre di essere tenuti poco in considerazione dai ragazzi stessi per quanto concerne gli insegnamenti educativi mentre, in caso di gravi situazioni di prevaricazione, accolgono spesso la richiesta di aiuto da parte dei figli quando ormai la situazione diventa insostenibile. L’azione dei genitori, a questo punto, segue spesso una logica di allontanamento e di espulsione.


Quali considerazioni si possono fare?


È necessario prevedere programmi di prevenzione in grado di promuovere capacità relazionali nel rispetto di sé e degli altri. In particolare, poiché il bullismo è più diffuso e meno grave nelle scuole elementari, è proprio in quest’epoca che è più utile avviare programmi di prevenzione per evitare che il modello di comportamento aggressivo, tipico del bullismo, diventi una modalità preferenziale di relazione tra i ragazzi.
L’indagine mostra che i veri esperti di bullismo sono i ragazzi stessi: sanno individuare le peculiarità e le caratteristiche del fenomeno e sono a conoscenza di ciò che avviene nella classe. Questo “sapere” si traduce con difficoltà in un “saper fare”: in altre parole i ragazzi non dispongono della competenza necessaria ad intervenire efficacemente per difendere un compagno o se stessi.
L’azione educativa di una scuola attenta ai bisogni degli allievi dovrebbe tenere conto di queste evidenze e garantire un intervento continuato, strutturato e qualificato a livello di scuola. L’intervento dovrebbe prevedere:


Maggiore informazione che possa tradursi in aumentata sensibilità rispetto al fenomeno e in una migliore capacità di osservazione e discriminazione di situazioni di prevaricazione e prepotenza.
Integrazione di diversi ruoli professionali affinché ci possa essere un monitoraggio in classe e negli spazi comuni. Questo significa anche poter qualificare maggiormente il tempo che i bambini trascorrono a scuola e che comprende anche momenti come l’intervallo, lo spazio-mensa, ecc. Diversi studiosi indicano come uno dei primi interventi anti-bullismo, l’incremento della vigilanza del personale docente e non-docente sugli alunni.
Programmi specifici rivolti agli alunni perché possano apprendere strategie utilizzabili in caso di bullismo e perché possano sviluppare le competenze relazionali necessarie per instaurare rapporti basati sul rispetto di sé e degli altri e sull’empatia.
Coinvolgimento dei genitori come parte attiva di un progetto educativo più ampio.



Tratto da:


Bullismo a Milano. Rilevazione del fenomeno del bullismo nelle scuole elementari e medie che hanno aderito al progetto “Stop al Bullismo”.


A cura di Nicola Iannaccone, Federico Colombo, Stefania Di Domizio, Ilaria Veronesi.
ASL Città di Milano, marzo 2004.

lunedì 9 giugno 2014

CALENDARIO SCOLASTICO 2014/2015 NELLA REGIONE SARDEGNA

Inizio delle lezioni: 15 settembre 2014 lunedì;

FESTIVITA'  NAZIONALI:
il I° novembre 2014  
 sabato                 festività di  Tutti i Santi;
il 6 novembre 2014   giovedì             festa del Santo Patrono (San Leonardo);
l'8 dicembre 2014      lunedì               Immacolata Concezione;
il 25 dicembre 2014  
 giovedì               Santo Natale;
il 26 dicembre 2014  
 venerdì                   Santo Stefano;
il I° gennaio 2015      
 giovedì              Capodanno;
il 6 gennaio 2015      
 martedì                    Epifania;
il 6 aprile 2015      lunedì                    Lunedì dell'Angelo;
il 25 aprile 2015       
 sabato                  Anniversario della Liberazione;
il I° maggio 2015        venerdì
                  Festa del Lavoro;
il 2 giugno 2015        
 martedì                    Festa Nazionale della Repubblica;

ULTERIORI SOSPENSIONI DELLE ATTIVITA' SCOLASTICHE:
il 2 novembre 2014      domenica
                                     commemorazione defunti
dal 23 dicembre 2014 al 6 gennaio 2014
 martedì - martedì vacanze natalizie;
il 17 febbraio 2015        martedì
                                   martedì grasso
dal 02 al 07 aprile 2015  giovedì - martedì   vacanze pasquali;
il 28 aprile 2015           martedì                                  Sa Die de sa Sardigna;

TERMINE DELLE LEZIONI:
10 giugno 2015
 mercoledì per la scuola primaria e per la secondaria di I e II grado;

il 30 giugno 2015 martedì per le attività educative nella scuola dell'Infanzia;

n. 2 giorni a disposizione del Consiglio d'Istituto.

GIORNI DI LEZIONE:

Settembre 2014  14
Ottobre 2014        27
Novembre 2014  24
Dicembre 2014   18
Gennaio 2015     22
Febbraio 2015     23
Marzo 2015          26
Aprile 2015          19
Maggio 2015       25
Giugno 2015        8

Totale 206
A disposizione -2

TOTALE 204

Letterina



Carissimi alunni,

è stato bello trascorrere il terzo anno scolastico con voi, emozionante ricevere i vostri disegni, letterine, pensieri d'affetto. Quasi non ricordo se siete stati chiacchieroni durante l'anno scolastico, perché voi sapete benissimo che le maestre ricordano solo le cose belle.

Bellissimi i ricordi che mi tornano in mente: gli abbracci all'ingresso in aula, la sorpresa di trovarvi tutti silenziosi al rientro in classe per farmi una bella sorpresa.

Ognuno di voi è speciale non scordatelo mai e ricordate sempre che la classe è come una famiglia allargata.

Ci siamo sempre aiutati nei momenti di difficoltà, dopotutto lavorare insieme è più bello, vero?

Sui banchi siete cresciuti all'insegna di valori e ideali comuni e in questi banchi si formeranno talenti, chissà in quali campi, il cui successo potrà essere attribuito anche di aver imparato con continuità e serietà non solo cultura ma anche l'educazione e l'amicizia che sono la base fondamentale per la vostra crescita.

In effetti avete solo 9 anni ma il cammino è intrapreso e la strada è spianata, naturalmente ancora tanto lavoro ci aspetta ma la forza e la volontà non ci mancano.

Ricordate la "Filastrocca delle maestre" di Bruno Tognolini?

Maestra, insegnami il fiore ed il frutto
Col tempo, ti insegnerò tutto
Insegnami fino al profondo dei mari
Ti insegno fin dove tu impari
Insegnami il cielo, più su che si può
Ti insegno fin dove io so
E dove non sai? - Da lì andiamo insieme
Maestra e scolaro, un albero e un seme
Insegno ed imparo, insieme perché
Io insegno se imparo con te.


Non scordatela mai.

Grazie a tutti per aver reso speciale la nostra classe.

Buona estate a tutti, riposatevi e leggete tutto quello che vi piace.

Ricordate: leggere fa crescere!!!

BUONE VACANZE A:
Mauro,  Eva,  Andrea, ClaudioChiara, Claudia, Sebastiano, Raffaele, Ilaria, Elena, Giulia, Patrick, Justine, Emma, Anna, Lorenzo, Matteo, Ilenia, Gioele, Tommaso, Alice, Giacomo, Angelo


maestra Linda



giovedì 8 maggio 2014

Il Salone del Libro di Torino torna ad aprire i battenti per l’edizione 2014. Ancora una volta la location è quella del Lingotto, che per 5 giorni sarà l’ombelico internazionale del mondo della lettura.

È il Bene il motivo conduttore del Salone Internazionale del Libro 2014. Di fronte a una crisi globale che è anzitutto morale e culturale, diventa urgente la necessità di ridefinire le regole del gioco, di provare a disegnare un catalogo di valori, esperienze, sensibilità di segno positivo, da cui provare a ripartire. Non discorsi astratti, ma un’agenda di cose da fare. E da fare bene, al meglio possibile.

martedì 6 maggio 2014

A scuola senza zaino, si può fare.



L'idea mi frullava già da parecchio, ma ho sempre pensato che fosse irrealizzabile, poi leggendo qua e là ecco
A scuola senza zaino
Il metodo del curricolo globale per una scuola comunità di Marco Orsi

Traendo spunto dallo zaino come oggetto emblematico, inventato per gli eserciti e per i viaggiatori che affrontano luoghi inospitali, l'opera esamina la scuola come un sistema complesso, un ambiente in cui tutti gli aspetti hanno un valore, quelli materiali come quelli immateriali: da una parte gli strumenti, gli arredi, gli edifici, i laboratori, dall'altra gli obiettivi, la valutazione, i saperi, i metodi, la progettazione, le relazioni, le regole. L'oggetto zaino rimanda, in modo sorprendente, a un modello pedagogico improntato all'individualismo e alla standardizzazione: è come il sintomo di una difficoltà a sviluppare un apprendimento significativo fondato sull'esperienza. Viene lanciata perciò una sfida volta a riconfigurare la scuola coinvolgendo allievi e docenti. La «scuola senza zaino», un progetto che sta impegnando 11 istituti in Toscana, riscopre una dimensione di ospitalità e si propone di creare una comunità di ricerca favorendo la responsabilità degli alunni e l'acquisizione di competenze. Ogni aspetto viene ripensato attraverso il metodo del curricolo globale, riguardo al quale si forniscono qui schede e strumenti operativi per la gestione della classe e la progettazione delle attività. Una novità del libro è quella di coniugare l'approccio pedagogico con quello organizzativo, per cui l'opera si rivolge sia agli insegnanti che ai dirigenti scolastici.


mercoledì 26 febbraio 2014

Deu fueddu in sardu




La classe 3a A della Scuola Primaria di via Sicilia n.2 dell'Istituto Comprensivo statale di Serramanna, negli anni scolastici 2011/2012, 2012/2013, 2013/2014 attraverso la Legge Regionale n. 3 del 7/8/2009, art. 9, comma 10, lett. b) “Sperimentazione, nelle scuole di ogni ordine e grado, dell’insegnamento e dell’utilizzo veicolare della lingua sarda in orario curricolare”, ha beneficiato di almeno n.2 ore curricolari di
Lingua Sarda nel percorso didattico, dedicandole all'apprendimento di materie dell’ambito linguistico espressivo, storico/scientifico e sociale veicolati in Lingua Sarda nell'ottica delle direttive europee sulla valorizzazione delle lingue minoritarie, nonché degli studi più recenti di psicolinguistica relativi all'importanza, nel bambino, del plurilinguismo. 

lunedì 24 febbraio 2014

Maschere italiane






Arlecchino




                                                                        
Tradizione vuole che Arlecchino sia nato a Bergamo e che la madre, poverissima, gli abbia cucito il festoso costume con scampoli di vari colori.

sabato 22 febbraio 2014

Gianni Rodari e sa lìngua sarda, di Cristian Urru


Ah?
E ita nc'intrat Gianni Rodari cun sa lìngua sarda? Iat a pòdiri narri calencunu.

Mancu deu nci pentzamu ca custu maistu mannu de cultura e de vida podessit intrai, una diri, in su trabballu miu de manera funguda.

Assumancu fintzas a candu no apu cumprèndiu, e nci nd'est bòfiu de tempus, ca po èssiri “espertu de didàtica de lìngua e cultura sarda”, no bastat sa connoscèntzia de sa lìngua e de sa stòria sarda. No bastat a cumentzai (e acabbai) unu iter de istùdiu e formatzioni po nc'aciuvai beni beni is peis in totus is chistionis.

No bastant is cursus de agiornamentu. Nci bolint medas àteras cosas.

Deu a Rodari dd'apu connotu mellus candu, e funt passaus giai dexi annus a oi, apu cumentzau a trabballai cun is pipius de scola, fadendi progetus asuba de sa lìngua e cultura sarda.
Connoscimu is poesias suas, is filastrocas, ma no imu lìgiu ancora sa Grammatica della fantasia.
Fimu sèmpiri circhendi materiali chi mi podessit agiudai a ammanniai is ainas didàticas mias, de manera chi su trabballu fessit sèmpiri prus profetosu.
Un'amigu m'iat consillau Rodari. Mi seu pigau custu lìburu, chi tengu sèmpiri acanta mia e chi ònnia tanti pigu in manus po circai e agatai consillus bonus. Pruschetotu candu depu cumentzai unu trabballu novu cun pipius piticus.

Seu abarrau spantau.
A palas de cuddas filastrocas unu pagu macas e stròllicas chi totus connosceus, nci fiat un'òmini polìticu e unu grandu connoscidori de sa menti umana.
Nci fiat istùdiu, trabballu in su campu, nci fiat passioni.
Nci fiat unu respetu mannu po is àterus, mancai fessint pipius.
Nci fiat su disìgiu mannu de revolutzionai sa sociedadi.
Partendi de is prus dèbilis.

Custa Grammatica no est una cosa po scola chi podint lìgiri sceti “gli addetti ai lavori”.

Est unu manifestu polìticu, culturali e didàticu po totus.

Sa fantasia chi narat Rodari no est unu scimpròriu po nci passai su tempus: est un'aina po agiudai is pipius a crèsciri beni, a èssiri liberus e no a diventai su chi bolint is mannus.
Sa fantasia est un'aina po ddus agiudai a èssiri abbistus, comenti in su tempus nostu iant a dèpiri èssiri.
Po ddus agiudai a cùmprèndiri su chi tenint a ìnturu e su chi ddoi est foras de issus, su mundu, innantis chi su mundu ddus strechit.

Po ddus agiudai a èssiri fortis. Tostorrudus.
Po ddus agiudai a èssiri atrivius candu serbit.
Po ddus agiudai a no intèndiri càrrigus malus in sa cuscèntzia insoru, chi est ancora tropu fràgili po ddus pòdiri aguantai.

Po ddus agiudai a arriri.

In is iscolas nostas, po su prus, arrieus tropu pagu. S'idea ca s'educatzioni de sa menti depat èssiri una cosa trista est difìcili meda de cumbàtiri (Pigau e torrau in sardu de sa Grammatica della fantasia).

Rodari boliat un'iscola innui si ponessint in campu totu is atzionis chi podessint agiudai su pipiu a crèsciri mellus. Issu sciriat puru ca in una situatzioni de tensioni is pipius no imparant beni.
Ecus poita donàt a s'arrisu un'importu mannu.
S'arrisu est una forma de terapia. E arriendi s'impara mellus e prus allestru.

A s'acabbada si cumprendit beni poita iat a èssiri de a berus de importu chi is pipius imparessint custa grammàtica.

Sa menti est una sceti. Ma sa fantasia sua tocat a dda dirìgiri. Is fàulas, le fiabe, (chi siant ascurtadas o imbentadas) a solas no bastant a su pipiu. S'imperu lìberu de totu is possibilidadis de sa lìngua est sceti una de is diretzionis chi si podint pigai. Ma, comenti narant is frantzesus, tout se tient.
Sa fantasia de su pipiu, inghitzada a imbentai fueddus, at a imperai is ainas suas in totus is campus de s'esperièntzia chi ndi tenint abisòngiu. Is fàulas serbint a sa matemàtica, aici comenti sa matemàtica serbit a is fàulas. Serbint fintzas a sa poesia, a sa mùsica, a s'utopia, a s'impènniu polìticu: duncas a s'òmini e no sceti a fantasticai. Pròpiu poita iat a pàrriri ca no serbint a nudda, serbint.
Serbint a s'òmini cumpriu.
Chi una sociedadi crèscia cun su mitu de sa produtividadi (e de su profitu) tenit abisòngiu de omixeddus de nudda, uomini a metà, chi depint sceti produxi, fai sceti su chi ddis nant de fai, chentza de voluntadi, bolit nai ca est fata mali e intzandus tocat a dda cambiai.
Po dda cambiai serbint òminis creativus, chi scìpiant imperai sa fantasia.

Aici scriiat Gianni Rodari.

Aici Rodari e s'idea didàtica sua funt intraus in su trabballu miu.
Nareus mellus ca est intrau su disìgiu de sighiri cust'arrastu.

Deu intzandus circu de ascurtai su chi consillat Rodari e ònnia tanti provu a fai puru calencunu esperimentu sighendi is inditus suus.
Est aici ca ocannu passau m'est nàsciu custu limerick, chi est serbiu po mòviri sa fantasia de una classi de piciocheddus de prima mèdia.

A custu pipiu ddi nant Oràtziu
chi bivit asuta de Santu Pancràtziu.
Issu ònnia dì sartat sa turri,
e de una a s'àtera currit,
custu pibitziri de pipiu Oràtziu.

S’est pigau s’arrisu, m’ant fatu preguntas e issus puru ant circau de ndi pesai unu limerick.
fonte

giovedì 20 febbraio 2014


Il tempo pieno


La scuola primaria a tempo pieno ha un suo fascino, lo ha avuto nei decenni passati e prevedibilmente lo avrà ancora nei prossimi anni.

Il “tempo pieno” in Italia ha circa 30 anni di storia alle spalle. La sua data di nascita ufficiale è infatti legata alla legge n. 820 del 24 settembre 1971, anche se non erano mancati negli anni precedenti i precursori “ufficiosi” di questo modello innovativo di organizzazione scolastica. Oggi, la scuola a tempo pieno, riscuote un indubbio successo di pubblico e di critica (il gradimento del “pubblico” è comunque superiore a quello della “critica”, cioè degli studiosi) e si presenta con una sua freschezza e reattività di fronte alle prossime scadenze delle riforme scolastiche.


Un po’ di storia

La storia intensa del tempo pieno si identifica per molti versi con la storia dell’innovazione scolastica nel nostro paese, con le fonti più originali del pensiero pedagogico italiano (Raffaele La Porta, Francesco De Bartolomeis, Bruno Ciari), ma anche con l’impegno di tanti docenti e dirigenti scolastici meno famosi. Il suo raggio di azione culturale è andato molto al di là delle stesse differenziazioni ideologiche, anche se non possiamo dimenticare le asprezze di conflitti tra sostenitori e detrattori del tempo pieno; battaglie campali dove sembravano in gioco modelli educativi “radicali”, valori alternativi, idealità profonde, piuttosto che un confronto sereno su strategie professionali di organizzazione dell’insegnamento.